di Gianfranco Vazzoler
Primario ospedaliero – laurea in filosofia e laurea in bioetica – socio UAAR-VE
“ Solo il vero sapere ha potenza sul dolore “ Eschilo, Agamennone, vv.177-178
La felicità.
Il tema della felicità ha percorso a lungo la storia dell’uomo perché la felicità è il fine ultimo dell’uomo ; in un primo significato, la felicità è fortuna , buona sorte nel possesso e godimento dei beni terreni variamente determinati. In questa accezione, è quasi sempre presente o implicita l’idea di qualcosa di fortuito o casuale effetto – più della attività umana - di una potenza superiore all’uomo ( fato o destino o divinità ).......
Se ricordiamo Aristotele, si può dire che la felicità è la piena realizzazione di tutte le facoltà umane, dalle più basse alle più alte cioè il compimento, la perfezione dell’essere umano.
Questo significato è generalmente presente nel pensiero antico : “ l’esserci di quelle cose delle quali la fortuna è causa come di beni “.
Essa, fortuna , anzitutto richiede alcune condizioni esterne che non dipendono da noi ma dalla stessa fortuna quali la salute , una certa disponibilità di beni materiali, un aspetto buono, una buona educazione, amici da cui si è amati, la famiglia gradevole.
Altri, come Epicuro, affermano che la vita è quella che è governata dalla felicità nel senso della conquista del bene materiale.
Dovremmo capire che dal breve vivere che ci è dato dovremmo trarre ogni bene, ogni contenuto possibile, scegliendo ciò che eviti pene, paure e angosce. Mettere da parte ciò che per piccole contese, anche economiche, ci turbano e perché sono poco importanti quando tu hai da vivere dignitosamente “ come noi nel nostro Giardino, tutti sapremmo che un pane, un fomaggio, dell’acqua, magari un cotiletto ogni tanto, qualche amplesso sicuro, bastano, ci danno salute e ci permettono di godere l’amicizia “.
“ Ecco, quel che mi pare importante….. quel modo di vedere, porta noi e potrebbe portare tutti a essere diversi e migliori”.
Noi siamo d’accordo con quanto i Pensatori greci hanno detto e scritto : la felicità è “ essere in totale ben-essere “. Quando intervengono momenti tristi con la perdita del “ ben- essere “ allora nasce la in-felicità. Tra queste proprietà che ineriscono nello stato di felicità , ultimo non è lo stato di salute. Non è possibile mai dire che un uomo è felice se ha perso la salute ; mai si può dire.
Quante sono le malattie geneticamente presenti ? Tante : dalle più frequenti come la malattia di Parkinson o la atrofia muscolare spinale o la fibrosi cistica o il diabete o la malattia di Alzheimer o ecc. Si considera che le malattie geneticamente dipendenti siano 8.000.
Perciò si deve discutere l’approccio alle staminali.
Brevemente : le cellule staminali sono cellule come tutte le altre dell’organismo ma essendo embrionali , possono essere indirizzate verso un’unica funzione che è quella di riprodursi nella linea cellulare desiderata e produrre tessuti e organi. Sono “ totipotenti embrionali “ proprio perché si possono indirizzare verso qualsiasi forma cellulare ; rappresentano la vita allo stato nascente e nelle loro differenziazioni obbediscono solo al codice genetico. Il programma di sviluppo è già deciso. Si stanno studiando gli impieghi clinici delle staminali. E’ ormai conosciuto il loro impiego nelle malattie emopoietiche come la leucemia. Ogni anno in Europa vengono trattate circa 30.000 persone e la guarigione definitiva, per ora, è del 80 % nei soggetti in età pediatrica e 50 % negli adulti. I tessuti danneggiati possono ricostruirsi come nel cvaso dell’infarto miocardico. Un’altra area di ricerca è indirizzata verso le cellule del pancreas ( isole del Langherans ) che nel diabete non secernano insulina.
L’ embrione.
Ma che cos’è l’embrione da cui si hanno queste importanti cellule? Le recenti possibilità scientifiche e tecnologiche in ambito biomedico di intervento in fase iniziale della vita umana hanno problematizzato lo statuto dell’embrione umano. Ho già scritto quanto si può affermare sulla questione embrione.
Si tratta di giustificare sul piano biologico, antropologico, etico e giuridico la sussistenza o meno di ragioni a tutela dell’embrione umano di fronte all’avanzamento delle conoscenze scientifiche e della applicazioni tecnologiche. E’ necessario ritornare sulla questione embrione/persona e definire chi è persona.
Richiamando quanto scritto in precedenza, bisogna vedere quali sono gli attributi della persona. Per essere persona dobbiamo avere delle caratteristiche proprie della persona che sono :
- - Capacità di autocoscienza,
- - Senso morale,
- - Razionalità.
Chi ha queste proprietà è una persona ma deve mostrare, affinchè sia riconosciuto come persona , queste proprietà in modo “ attuale “ . Mostrare queste proprietà in modo “ potenziale “ non regge. E’ come dire che il figlio del re, è re ; invece diverrà re, ma non lo è subito solo per il fatto di essere figlio del re e quindi il figlio del re non ha i doveri e i diritti del re ; non ha le qualifiche del re. Se X è un potenziale Y , ne consegue che non è Y. Se l’embrione è solo persona potenziale, non ha i diritti della persona.
La conclusione allora è : se l’embrione non è persona non ha i diritti della persona e quindi può essere oggetto di studio e di manipolazione ai fini di un ben-essere. E’ giustificato l’intervento sugli embrioni per finalità diagnostiche e specie terapeutiche.
Vien da citare Amleto che dice : “ Nulla è o buono o cattivo, il pensiero lo fa tale “.
Le cellule staminali.
Detto questo, però , sorge una questione bioetica sostenuta dalla chiesa cattolica.
Essendo noto che nel caso delle cellule staminali di derivazione embrionale, la loro estrazione implica necessariamente la distruzione dell’embrione, si genera una reazione bioetica confessionale che afferma essere l’embrione un essere umano “ in potenza “ e quindi un bene fondamentale non disponibile la cui dignità o valore è inalienabile. Ne deriva, come conseguenza immediata etica, l’esigenza di assicurare a ogni essere umano, in qualunque stadio della sua esistenza esso si trovi, il pieno rispetto dei suoi diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto della vita. Rimane l’obiezione etica che un fine in se stesso buono non può giustificare l’impiego di un mezzo moralmente inaccettabile per il suo raggiungimento.
Oggi, pur rimanendo valido quanto detto qui sopra sulla interpretazione e rapporto embrione/persona, sembra che questa questione etica sia superata per la scoperta di un procedimento che è capace di riprogrammare la cellula adulta in cellula embrionale.
Nei laboratori della Harvard University è stata messa a punto una nuova tecnica efficace e rapida per trasformare cellule adulte in cellule staminali .
Conclusione.
La felicità, abbiamo detto essere l’obbiettivo della vita dell’uomo. Si potrà pensare che le cellule staminali siano artefici primarie di questa felicità avendo in loro la possibilità di togliere le malattie dell’uomo ? Siamo convinti di si.
Qui sta il rapporto felicità/cellule staminali. La felicità si conquista con le cellule staminali capaci di risolvere lo stato di malattia che determina “ in primis “ paurosamente e profondamente lo stato di in-felicità dell’uomo.
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